All’inizio poteva essere un normale controllo nei confronti delle tante autocisterne che importano in Italia il carburante prodotto nelle raffinerie slovene. Ma in quel caso, i Finanziari che hanno fermato l’autocisterna austriaca proveniente dalla Slovenia al valico di Farnetti con un carico di solventi hanno lanciato l’allarme per una sospetta attività di contrabbando. In questo caso, la Finanza ha però deciso di lasciar proseguire il viaggio al camion per scoprire dove era diretto.

Così i militi hanno seguito l’autocisterna lungo l’A4 e poi verso Bologna, dove ha imboccato l’A1 per uscire a Roma Nord. Quindi, il camion è entrato in un capannone privo d'insegne situato nel Comune di Capena, un distretto logistico a nord di Roma. Quindi è iniziata l’irruzione dei Finanzieri, che hanno arrestato in flagranza di reato l’autista del camion, di nazionalità slovena, e un cittadino italiano che lo attendeva nel deposito, poco prima che i due iniziassero il trasbordo del prodotto. Che, come sospettavano i Finanzieri non era solvente (che non paga accise) bensì gasolio e benzina.

In una nota, la Guardia di Finanza spiega che “le ultime stime sul fenomeno del contrabbando di carburanti per autotrazione dicono che dal 10 al 20% del prodotto movimentato in Italia corra ormai sul mercato illegale e parallelo, sottraendo all’Erario 6 miliardi, in buona parte attraverso frodi all’Iva. Il giro d’affari è vorticoso e le organizzazioni che si sono inserite mettono in grave difficoltà gli operatori onesti, anche con minacce dirette, e spesso riescono a rilevare l’intera filiera, dal deposito alla pompa, per rendere più difficili i controlli”.

La Finanza aggiunge che “il contrabbando di carburanti, cui si accompagnano a valle le frodi carosello in materia di Iva, si è progressivamente esteso negli ultimi anni in diverse regioni europee e non poteva non coinvolgere anche il Friuli Venezia Giulia quale naturale porta dell’Est Europa per i prodotti diretti nel territorio nazionale, dove tali traffici illeciti sono quasi sempre gestiti da prestanome o altre figure legate ad ambienti criminali di stampo mafioso fortemente interessati dagli elevati margini di guadagno che tale business può procacciare”.

(fonte trasportoeuropa.it)

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